lunedì 16 maggio 2016

EDUCHIAMO ...chi ama educa





Perché un workshop residenziale?

Osa diventare ciò che sei. E non disarmarti facilmente. 
Ci sono meravigliose opportunità in ogni essere. 
Persuaditi della tua forza (…)
Andrè Gide

Il nostro "giro d'Italia" a rincorrere ed accompagnare il film ci ha regalato l’opportunità di conoscere tante bellissime persone ed esperienze di vita. È da questi incontri che è germogliata l’idea di organizzare un workshop residenziale, un’idea seminata nella terra fertile delle tante parole, sorrisi, abbracci che abbiamo avuto la fortuna di raccogliere e annaffiata dall’acqua nutriente delle molte realtà vitali ed accoglienti che abbiamo toccato.
Poi l'idea è cresciuta, nutrita dalle richieste e dall'attenzione di tante persone che ormai ci seguono e ci conoscono: colleghi, ma anche genitori, medici, infermieri, avvocati, psicologi, commercianti, disoccupati, casalinghi, operai, manager, pensionati... Società davvero civile.
Perché l’intelligenza emotiva, le competenze sociali e relazionali non sono importanti solo per gli insegnanti o per alcune categorie professionali, sono risorse fondamentali per qualsiasi persona indipendentemente dalle appartenenze e dal ruolo che ricopre nella società.

Perché il titolo “EDUCHIAMO …chi ama educa”?

Qualcuno potrebbe pensare che questo titolo si rivolga soprattutto o esclusivamente al mondo della formazione, perché la parola educazione evoca quel contesto.  Il nostro scopo è invece quello di lanciare l’ennesima provocazione: l’educazione non riguarda solo la scuola o chi fa formazione, ma accompagna e permea tutta la nostra vita: continuamente, nel nostro agire quotidiano, rivestiamo il ruolo di educatori e siamo educati, consapevolmente o no.  Il verbo educare viene dal latino exducere, tirare fuori, tirare fuori cosa? Tirare fuori ciò che siamo! E niente è più difficile, per riuscirci abbiamo bisogno dell'aiuto degli altri che, paradossalmente, sembrano spesso anche il principale intralcio al raggiungimento del risultato. Gli altri possono essere la nostra palestra, il nostro specchio, coloro che ci ostacolano o che ci favoriscono, un alibi o un'occasione di consapevolezza... E comunque non ci si salva senza di loro. 
Ma se non sappiamo chi siamo, se non abbiamo consapevolezza di noi stessi, delle nostre emozioni e delle nostre esigenze come possiamo stabilire un contatto e una relazione positiva con gli altri? Se non rispettiamo noi stessi come facciamo a rispettare gli altri? E come possiamo pretendere che gli altri ci rispettino?
Bisogna voler bene a noi stessi per riuscire a stare bene con gli altri…”ama il prossimo tuo come te stesso” diceva qualcuno tempo fa, forse per cominciare basterebbe molto meno... Vogliamo provarci insieme?

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